Non è un caso che questo dramma scritto da Pirandello nel 1921 alla sua prima rappresentazione non riscosse successo. Questo perché si tratta della prima rappresentazione ideata dall'autore di teatro nel teatro. I protagonisti, infatti, sono degli attori che dibattono con il loro capocomico circa la storia da mettere in piedi nel loro teatro. Una storia in cui il confine tra rappresentato e realtà diviene estremamente sottile e destabilizza lo spettatore. Voi lettori, però, potrete prestare l'attenzione che il dramma merita, potendo, se è il caso, tornare indietro nella lettura. Ecco perché l'autore decise di inserire nella terza edizione del 1925 una prefazione che spiegasse l'intento dell'opera. Il titolo dell'opera trae origine dalla storia stessa. I sei personaggi che agiscono all'interno del teatro, sono in cerca d'autore perché il loro aveva deciso di non inserirli nel panorama teatrale. È come se avesse deciso di non dargli vita. I personaggi, infatti, si stavano preparando alla messa in scena dell'opera scritta da Pirandello Il giuoco delle parti. Si tratta di figure immaginate presentate dall'usciere al Capocomico che gestisce un po' la situazione. A lui ognuna di queste sei persone racconta i propri drammi sotto forma di frammenti di coscienza che vorrebbero che fossero rappresentati in teatro. Tra le tematiche esplorate nel dramma troviamo l'intento di voler rivelare quello che c'è dietro l'artifizio della realizzazione artistica oltre che il movimento delle persone e dei personaggi, dall'avere forma all'esserlo. L'autore elimina e disintegra lo spazio teatrale e crea delle scene traumatiche. Inoltre, egli scompone le strutture drammatiche realizzando appunto il teatro nel teatro. La comunicazione di questo dramma è fondata sulla voglia dell'autore di trasmettere messaggi falsi e che non rispondono al vero essere dell'individuo. Dei messaggi che non possono essere racchiusi nelle conversazioni convenzionali e che portano alla solitudine dell'incomunicabilità.