STEEL

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By AA. VV.

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Può essere freddo come ghiaccio o ustionante come ferro da marchiatura. Può essere sottile come un ago o spesso e massiccio come una sbarra lucente. Può essere appuntito come un coltello o arrotondato come una mazza pesante. Grezzo, rifinito, duro o malleabile. Può essere anche un cucchiaino nelle mani innocue di un mago. L'acciaio può avere mille forme e utilizzi. Può essere un'arma che ferisce, un oggetto d'arredamento, qualcosa che mai avremmo pensato potesse diventare protagonista di un racconto. Ma noi abbiamo chiesto ai nostri autori proprio questo: l'acciaio come protagonista. Che sia il materiale che compone un'arma o che sia un comportamento freddo e austero. Che sia un ago, un coltello, un martello. Che sia un modo di pensare, di agire, una sensazione. Che sia una temperatura o un colore, l'acciaio può assumere cento e cento significati. Questo però non vuol dire che tutto ciò che è protagonista si debba per forza "vedere". Gli autori hanno usato la fantasia, trasformando le banalità e ribaltando i cliché, lavorando con le emozioni e comunicando anche ciò che non si può toccare. In Psycho, di Hitchcock, la scena della doccia è la più famosa e una tra le più note della storia del cinema: dura 45 secondi ma occorsero sette giorni di lavorazione, 72 posizioni della macchina da presa e una controfigura per Janet Leigh. La cosa più curiosa, però, è che l'accoltellamento dura 22 secondi per un totale di 35 inquadrature, ma mai una volta si vede la lama affondare nel corpo di Marion: è il montaggio serrato che fa supporre allo spettatore ciò che non si vede. Perciò i nostri autori hanno "montato" il loro racconto presentando le proprie emozioni. David Grossman dice, nel suo Che tu sia per me il coltello: "Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso". Gli autori di questa raccolta hanno frugato dentro loro stessi. Per scrivere il loro racconto d'acciaio.
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